Di Genere e Olimpiadi

Cara grande famiglia brocca (sui blocchi o nel contesto che preferite),

chi scrive scrive subito dopo le Olimpiadi, il che suggerirebbe di non farlo e aspettare un po’ di tempo per vedere se il pensiero resta lì.

chi scrive ha abbandonato ogni velleità di agonismo a 14 quando un ginocchio ha detto basta su un campo da rugby.

chi scrive probabilmente non aveva mai visto una gara di arrampicata prima delle Olimpiadi.

Ma troppi pezzettini sembrano incastrarsi dentro e fuori l’arrampicata per non provare a condividerli.

Possiamo partire dalle prove di boulder femminili, in cui ho avuto l’impressione (sia in semifinale che in finale) che i blocchi fossero stati tracciati assumendo una certa altezza delle atlete.

Flashback a un pomeriggio in palestra in cui su una lavagna c’era scritto (senza dubbio da mani profane) un pensiero tipo “meno tracciatori più tracciatrici”.

Cinque delle atlete che hanno partecipato alla combinata olimpica non superano il metro e sessanta e solo una (MacKenzie) è più altra di un metro e settanta (e mi ha dato l’impressione spesso che i blocchi fossero tracciati sulla sua misura). Nella gara maschile invece due solo atleti erano più bassi di un metro e settanta e parecchi partecipanti erano oltre un metro e ottanta.

L’impressione è stata quindi di percorsi tracciati da mani maschili, senza particolari passaggi stretti (o discese) per valorizzare chi è fisicamente più compatto.

Delle dieci persone che hanno tracciato i percorsi per la gara olimpica solo due sono donne (entrambe nel gruppo per i blocchi), così come sono quasi sempre uomini gli allenatori, i cronisti e (dalle poche informazioni reperibili in rete) fu un uomo a disegnare il percorso di speed.

È come se anche nello sport sia lo sguardo maschile a definire le cose, siano ancora gli uomini a stabilire il campo di gara per loro e per le donne.

Saltiamo sul ring, a nessun uomo viene richiesto di dimostrare di avere un corpo conforme (Phelps dice qualcosa?) o di non essere troppo donna per gareggiare, nemmeno nelle discipline artistiche (dove comunque non c’è il programma maschile come nella ritmica o nel nuoto, o viene adeguato cambiando gli attrezzi della ginnastica artistica): le competizioni femminili sono quindi le competizioni altre, quelle separate, quelle per cui devi dimostrare di poter partecipare, le maschili invece una sorta di Open.

Mi sarebbe sinceramente piaciuto vedere le due gare svolgersi sullo stesso tracciato, una di fila all’altra, per vedere quanto ci sia effettivamente una differenza.

Per fortuna c’è la speed (e le distanze dell’atletica e del nuoto, e il ciclismo su pista, …) a ricordarci che comunque gli uomini sono più bravi e prestanti, e che quindi le categorie femminili protette sono fatte per non umiliare le atlete e dare anche a loro una possibilità. MA

Ma come dicevamo prima il campo di gara non è sempre pari, sono considerati sport (prestigiosi) quasi solo le forme in cui un corpo archetipicamente maschile ha un vantaggio.

Ma soprattutto quanti uomini riesco a vivere di sport e quante donne? Quanti arrampicatori professionisti ci sono e quante arrampicatrici? Quante gare e imprese maschili in più sono trasmesse e diventano appetibili per gli sponsor? Quanto la ricerca su allenamento e prestazioni tiene conto del corpo femminile (quella medica per esempio molto poco)?

Nella gara femminile è stata molto più evidente la differenza tra specialiste della corda, dei blocchi e Janjia Garnbret.

L’impressione di assistere ancora uno sport più immaturo, in cui le atlete molto più degli atleti non riescano ancora ad allenarsi in maniera totale, e il talento generazionale quando arriva è incontrastabile, ma arriva sempre prima per gli uomini (per tornare in bicicletta, tra la prima Sanremo di Merckx e il primo mondiale di Vos ci sono 40 anni).

Mi viene da chiedermi se quel secondo e qualcosa di differenza nella speed sia davvero necessario: se disegnando un altro muro e garantendo la stessa continuità e specificità di allenamento ad atlete ed atleti non sarebbe possibile anche ribaltare la situazione (e chiedere agli uomini di dimostrare di avere avuto livelli di testosterone abbastanza alti in pubertà perché altrimenti, signora mia, con un bacino e le articolazioni meno rigide sono capaci tutti)?

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